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costanzabiasibetti

Il custode delle Api


Custodire le cose belle significa, alle volte, dare vita a nuove tradizioni.

Tipo questa, della storia a capitoli fino a Natale.

Forse oltre.

Vediamo.


Nel libro sacro Atharva Veda, è scritto: «O Asvins, signori della Luce,

ungetemi con il miele dell’ape, affinché io possa parlare con forza tra gli uomini».


Le geografie dei luoghi si tendono ad eliminare. Ci sono strade, tragitti, percorsi che fai quotidianamente per anni, per un motivo degno, tipo andare a scuola, in ufficio, o a lezione di tango, e che poi, per i motivi più disparati, si interrompono. Non la strada, ma il tuo percorrerla (lei continua).

Poi un giorno ti capita di rifare il tragitto, di ritrovarti lì dove hai lasciato qualcosa di te. Poco, ma qualcosa di te.

Ti capita di posare le scarpe nuove sui tuoi stessi passi di un tempo.

E ti sovviene tutto, le morte stagioni ma soprattutto quelle vive, i baci stampati sulla guancia, i torno presto, i ci vediamo dopo anche se ora è dopo e non ci si vede più.


Adriano Cantoni posò il tacco della scarpa su una piccola conca, emersa come una fossa dal tracollo della betonella sotto il peso del continuo andirivieni.

Non lo faceva da quasi sette anni, ma prima era un gesto automatico, ripetuto mille anzi milioni di volte ad ogni passaggio per il cortile dell’alveare, in via Rosapetra 43.

Gli parve di sentire lo scricchiolio delle foglie non raccolte (quanto odiava doversene occupare) e sentì il moto istintivo che lo attirava verso i bidoni della spazzatura che così tante volte aveva trascinato fino alla strada. Era uno dei compiti che aveva assolto con maggiore difficoltà nonostante fosse una cosa semplice, perlomeno in apparenza. Non riusciva a ricordare di girare le pagine del calendario che riportavano fedelmente, con minuscoli simbolini colorati, il bidone da mettere in strada giorno per giorno; in pieno Agosto, la pagina dimenticata a Febbraio troneggiava attaccata al frigo con un calamita, come un reperto geologico.

Non era l’unica difficoltà. Adriano Cantoni non aveva mai capito se il simbolo giallo della plastica stampato nel quadratino del lunedì indicasse la data in cui avrebbe dovuto mettere fuori il bidone oppure ritirarlo; per questo, si orientava in base a ciò che facevano i vicini. Almeno quando ricordava di osservare.

L’osservazione non è un talento di tutti e chiaramente non era un talento di Adriano Cantoni, che rientrava a notte fonda passando accanto ai bidoni degli altri e dimenticando sistematicamente i suoi. Veniva svegliato all’alba dal baccano del furgoncino delle immondizie, si diceva “Merda, no, ancora!” e scendeva trafelato a piedi scalzi sperando di arrivare in tempo almeno per chiedere misericordia. Ma il più delle volte, il furgoncino se n’era già andato e lui rimaneva lì impalato con i suoi bidoni nel cortile.


Adriano accarezzò con il tallone quella conca, a suo modo cara.

Si avviò piano nell’androne, aveva un appuntamento e non voleva tardare.










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1 Comment


marisa.dengo
Dec 13, 2021

Bellissimo .👏👏👏

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