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Capitolo 2 - L'Astrologia

Aggiornamento: 28 mar 2021

Anche le Stelle bevono Birra

Liberamente tratto dall’esperienza di Giovanna Zangrandi.





Capitolo 2

L'Astrologia





L’odore di pulito era pungente, si poteva percepire anche dal pianerottolo.

Era stato uno dei motivi per cui tra sua madre e suo padre, le cose erano finite prima ancora di iniziare.

“Entra, Alice, sono di qua in salotto! L’avvocato ci ha proposto una videochiamata: forse pensa che siccome non riusciamo a capire la sua lingua possiamo leggergli il labiale!”


Lei e Michele si erano conosciuti a Londra, nell’85. Prue era in viaggio con delle colleghe infermiere per festeggiare il contratto a tempo indeterminato all’ospedale di Leeds. Lui era lì per un incontro all’osservatorio di Greenwich sul rapporto tra astronomia e astrologia.

Quando la abbordò, Prue pensava che Michele appartenesse alla prima branca.

Invece era uno dei più convinti militanti della seconda.

Quando Prue capì che non era andata a vedere le stelle con uno scienziato ma con uno psicologo degli astri (un ciarlatano - come amava definirlo lei) era già troppo tardi.


L’indeterminato appena conquistato le consentì di prendersi il massimo del congedo di maternità. Michele venne a trovarla in ospedale portandole degli amuleti da culla che lei appese prontamente nel cestino della spazzatura. Nonostante le fosse totalmente indifferente, Michele adorava Alice e per 3 anni venne una volta al mese a Leeds per vederla crescere. Quei due sembravano intendersela a meraviglia.

Quando Prue si sposò con Jack, il suo capo-reparto dell’ospedale, Michele iniziò a frequentare meno la casa perché diceva che “c’erano delle forze a lui avverse”.

Veniva a trovare Alice e semplicemente la portava in giro per la campagna dello Yorkshire: a quattro anni la portò a fare un corso di psicomotricità per genitori e figli a Londra, a sette la portò in campeggio in Scozia a vedere le stelle, in tenda solamente lei e lui, circondati dai boschi.

Quando Prue lo seppe, pretese da allora in avanti di essere presente a tutti i loro incontri.

Questo ne abbassò qualità e frequenza.


“Buongiorno, signora Gordale e signorina Dal Farra. Chiedo scusa per il mio inglese...maldestro… Avevo assoluto bisogno di contattarvi per parlare dell’esecuzione testamentaria del signor Michele Dal Farra.”

“Come è morto?” - si intromise Alice, bloccando i convenevoli.

“Suo padre ha avuto un infarto. Tuttavia non si è trattato di una sorpresa, il signor Dal Farra soffriva di una cardiopatia persistente da ormai diversi anni e si era per questo rivolto al nostro studio per le sue volontà testamentarie. Come saprete, il signor Dal Farra era molto legato alle organizzazioni umanitarie…”

“No, non lo sapevamo. Noi non ci sentivamo molto spesso ultimamente…”

La voce di Prue non tradiva alcuna emozione, come se si trattasse di un totale sconosciuto.

“Beh, ha devoluto quasi tutti i suoi averi in beneficenza, in particolare per la donazione di telescopi alle scuole dei paesi sottosviluppati. Aveva messo in vendita già qualche mese fa il suo appartamento di Milano e non possedeva altre proprietà, se non quella che ha lasciato a lei, signorina Dal Farra.”

“E’ una casa? Dove si trova?”

“In realtà è un rifugio, un rifugio nelle Dolomiti. Si trova in Nord Italia.”

“Un rifugio? Mio padre mi ha lasciato...un rifugio?”

Prue si mise a ridere nervosamente. “Eccola, un’altra delle pazzie di tuo padre.”


Prima di andare in ufficio, Alice passava sempre per il magazzino. Lì c’era un profumo nell’aria, una specie di caffè amaro e speziato, di cui si riempiva i polmoni.

“Ehi, Alice, come stai? Mi hanno detto che tuo padre è mancato… Mi dispiace molto”.

Chissà come mai le persone non riuscivano a dire “morto”. Non era una cosa poi così innaturale o strana, era più assurdo mancare che morire, come se uno svenimento eterno potesse essere la versione elegante di una morte mediocre.

“Oh, grazie Wes. Io… tra qualche giorno partirò per l’Italia, mio padre mi ha lasciato una specie di proprietà…”

“Caspita, proprio ora. Mike non ne sarà entusiasta, abbiamo la fiera tra un mese… E poi io ho bisogno di te”.

Due passi e la avvolse nelle sue enormi braccia.

“Wes, ti prego, lasciamo stare, qui possono vederci e tu non hai per davvero bisogno di me”.

Alice si divincolò dal suo abbraccio, con più forza del solito. C’era stato un tempo in cui un solo sguardo del direttore marketing l’avrebbe fatta sciogliere sul pavimento come burro al sole. Ma quel tempo era finito, e lei si era volontariamente disinnamorata di Wes.

Puntò all’ufficio di Mike senza neanche togliersi il cappotto.

“Ciao Mike, posso?”

“Lo so già cosa mi vuoi chiedere, qui le voci corrono. Non credo sia il caso che tu vada in Italia in questo momento. Potrai andarci a Natale, ti darò più ferie a gennaio.”

“No Mike, non hai capito. Devo andare adesso, mio padre mi ha lasciato una proprietà e io…”

“Alice, ho detto di no, non mi sembra il caso”.

“Ok, allora non sembra il caso neanche a me.”

Si girò, imboccò la porta e pensò che aveva fatto bene a non togliersi il cappotto.




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