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Capitolo 14 - Il gioco della Vita

Anche le Stelle bevono Birra

Liberamente tratto dall’esperienza di Giovanna Zangrandi.

In dolce memoria di Marta Gori.





Capitolo 14

Il gioco della vita


[Ispirato alla poesia di Julio Cortazar]


Sfiorava la sua bocca come se stesse maneggiando un tesoro, un pesce vivo, come se volesse disegnarla di nuovo, ancora e ancora. Il respiro si era fatto affannoso, i cuori battevano come zoccoli di cavalli da corsa in un’arena asfaltata.

Oltre la finestra, la notte sembrava un gigantesco vuoto di senso attorno a loro due, che il senso lo stavano creando con i corpi. Avvinghiati, sudati, madidi, fremevano senza sussurri, come se le parole fossero mani e dita e fiori.

Era come se si respirassero per la prima volta, ed era come se stessero rinascendo (sì, era una rinascita): chiudevano gli occhi e facevano movimenti nuovi e poi ricominciavano daccapo come se non ne avessero mai fatti. Si desideravano avidamente, si sceglievano ad ogni carezza, con sconcertante libertà.

Si guardavano da vicino, ogni volta più da vicino, giocavano ai ciclopi e si guardavano ancora più da vicino. Gli occhi si ingrandivano, si avvicinavano, si sovrapponevano e i ciclopi si guardavano, respirando confusi, facendo incontrare le bocche e lottando, mordendosi con le labbra, appoggiando appena la lingua sui denti, giocando nei loro recinti dove un’aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio.


Facevano l’amore senza un filo di rabbia, con dolcezza sovrumana, il che li avvicinava entrambi alle sembianze di Dio.

Miki e Ralf si lasciarono cadere esausti sui letti singoli che, da mesi ormai, avevano avvicinato l’uno all’altro e bloccato con una trave inchiodata tra le reti.


“Hai capito perchè gli austriaci vanno a letto presto…”

Il Tigre sorrideva, ancora una volta, senza secondi fini. Lui ed Alice erano seduti al tavolo accanto alla stube, assaggiavano birre sperimentali che il Tigre aveva ordinato online e portato su al rifugio quel pomeriggio.


I lavori di ristrutturazione e costruzione erano iniziati e procedevano rapidi come la primavera, che, una volta arrivata, sconvolge di gemme e di verdi ogni superficie di bosco e i prati. L’architetto andava su e giù dal paese almeno due volte a settimana. La struttura del birrificio era progettata per occupare la minor superficie possibile: ogni spazio era stato immaginato e pensato nei minimi dettagli.


“Oh non dirmi che non l’avevi capito, si guardano con gli occhi che luccicano da quando sono arrivati qui. Non guarderebbero così neppure un barile di birra gratis” - disse Alice.

“Esagerata… Stanno bene comunque. Insieme, dico”.

“Anche noi stiamo bene insieme” - Alice diede una gomitata al Tigre - “lavorativamente parlando, chiaro. Vorrei proporti il posto di mastro birraio stabile, se ti andasse. Non c’è nessun altro di cui mi fiderei più di te.”

“Io non sono un birraio, Alice, sono un chimico. Anzi, ero un chimico. Mi è piaciuto giocare un po’ con malti e luppoli, ma tu hai un sogno da perseguire”.

“E ti piacerebbe farne parte?”


Alice aveva faticato tutta la sera per strappare al Tigre almeno un “ci penserò”.

Non avrebbe affidato quel ruolo a nessun altro.

Lei si sarebbe occupata della gestione e della linea di produzione, come aveva sempre fatto a Leeds. Ma senza più controlli, senza più le espressioni di Mike.

Era lei, ora, al comando. E sarebbe stata un comandante diverso da lui.

Miki e ralf avrebbero gestito operativamente la produzione, aveva già assunto quattro ragazzi per la stagione successiva che avrebbero gestito la taproom e le sette stanze che sarebbero state a disposizione dei clienti.


Per la pubblicità, aveva commesso un errore. Un errore insignificante, che non sarebbe mai accaduto se non avesse bevuto così tanto, qualche sera prima. Nella sua stanza, sola, sentiva i respiri di Miki e Ralf dall’altro lato della parete, la luce della lampada illuminava solo i contorni dei disegni intagliati sul soffitto, che aveva lucidato con cura e che sembravano i riquadri animati di un gioco a campana.

E allora aveva ripensato a Wes, alla vita di prima.

E gli aveva scritto una mail.


Sto aprendo un birrificio, qui in montagna. Avrei bisogno di una mano per il marketing, tu con quello eri (e spero tu sia ancora) insuperabile.


E lui le aveva risposto, immediatamente, come se fosse rimasto in attesa di un suo cenno fino a quel preciso istante.



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