top of page
costanzabiasibetti

Capitolo 1 - Le Freccette

Aggiornamento: 13 mar 2021

C’era una volta… Ma adesso chi lo sa se c’è ancora?

Ho pensato che mai come quest’anno abbiamo tutti bisogno di sognare.

Di andare, almeno con il cuore, su in montagna e di perderci in mezzo alla neve. Ho pensato di raccontarvi una storia che è nata così, saltando tra i sogni e cercando di cacciare lo sguardo oltre i confini del nostro mondo stanco ed annoiato.


C’entrano la birra, la neve e, naturalmente, le stelle.

Woody Allen riteneva l’astrologia un argomento che, fra gli interessi intellettuali, se la batteva con altri di uguale o superiore portata metafisica, come le onde alfa o la capacità dei folletti irlandesi di ubicare tesori.”

Lo credo anche io, spero che, almeno un poco, lo crediate anche voi.




Anche le Stelle bevono Birra

Liberamente tratto dall’esperienza di Giovanna Zangrandi. (scritto)


Capitolo 1

Le Freccette


“Svelta, ti vogliono a telefono!”

Lei fece finta di non sentire e si rivolse di nuovo alla finestra, sbuffando. Sul vetro la pioggia battente impediva di distinguere i profili delle case dal cielo tempestoso.

Alice aveva capito, dopo 35 anni di vita nello Yorkshire, che vivere a Leeds significava anche sopportare quel tempo orribile per circa tre stagioni all’anno. Ma ancora non si era rassegnata, ed ogni autunno sperava di cuore che la città le regalasse fredde giornate di sole e foglie rosse e gialle.

“Alice, mi hai sentito?”

“Ma sì, arrivo!”

Più passava il tempo, più le sue pause si allungavano. Beveva litri di caffè e si nascondeva nello sgabuzzino dei boccioni d’acqua per guardare fuori. Almeno finché qualcuno non veniva a chiamarla, il più delle volte per chiederle cose piuttosto ovvie o che poteva benissimo capire da solo.

“Alice, lavori qui da 8 anni: ormai lo sappiamo tutti che se tua madre non ti trova al cellulare, chiama in ufficio. E finché non le rispondi, continua. Qui però non facciamo gli assistenti familiari, facciamo i birrai. Quindi per favore fa in modo che non si ripeta”.

La voce era quella di Mike Gyllenam, proprietario e fondatore della Gyl North Brewing Company. Il telefono, di plastica gialla e a forma di pinta di birra, era da sempre accanto al suo ufficio perché diceva che “tutto quello che accadeva nella sua azienda, beh, doveva saperlo”.

Mike era stato un mastro birraio eccezionale, perlomeno all’inizio. Le sue birre avevano un sapore pieno e succoso, usava tonnellate di luppolo per combinazioni di gusto divertenti, quasi giocose. Aveva iniziato nel garage dei suoi genitori, fuori Leeds, per fondare dopo 6 anni un piccolo birrificio in città. In poco tempo, aveva aperto anche una taproom, le sue birre iniziarono ad essere richieste in tutta l’Inghilterra e così aveva investito nell’azienda in cui Alice era entrata 8 anni prima, che produceva ed esportava birra in tutto il mondo. Lui era sempre lo stesso, ambizioso e con la pancetta. Ma un po’ alla volta si era allontanato da tini di bollitura e fermentatori per restare in ufficio a giocare a freccette e per sentire il telefono squillare.

“Ormai la conosco anche io tua madre!” - le fece eco Mike, scoccando la freccetta come un dardo.


“Mamma, quante ti ho detto che non devi chiamarmi in ufficio. Se non ti rispondo al cellulare, vuol dire che non posso rispondere e…”

“Tuo padre è morto.”

[silenzio]

“Scusami, dovevo dirtelo immediatamente. Credo dovresti raggiungermi, il prima possibile. Mi ha chiamato il suo avvocato, vuole parlare con entrambe noi”.

“Sei sicura? Con entrambe noi? Ma perchè? Non vedevamo papà da almeno 10 anni…”

“Infatti, nemmeno io ho capito perchè mai. Immaginavo che con i suoi giri attorno al mondo, almeno avesse altre due o tre famiglie ma l’avvocato ha detto che ci siamo solo noi. Dice che ha lasciato a te una proprietà in Italia, in un posto orrendo però, a quanto ho capito dal suo inglese tremendo. Gli italiani parlano inglese in modo terribile.”


Alice riattaccò il telefono.

L’ultima volta che aveva sentito suo padre era estate. Non l’aveva mai detto a sua madre, ma loro due si erano visti e sentiti molto più spesso di quanto lei potesse immaginare. Non erano due amici di penna che si scrivevano in continuazione per ogni cuore infranto, questo no, ma Alice amava sentire i racconti dei suoi viaggi, le ricadute psicologiche dei clienti pazzoidi e gli insegnamenti di vita dei suoi colleghi buddhisti. Lui le chiedeva spesso del suo lavoro al birrificio, della sua vita a Leeds, ma lei non ne parlava mai volentieri. Le sembrava tutto insignificante rispetto alle avventure di Michele Dal Farra, quel padre che le era capitato un po’ così, per sbaglio, dal quale non aveva preso proprio nulla.

Tranne forse questa proprietà in un luogo misterioso d’Italia.






138 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page