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LEAN THINKING, ROSSETTI E APRIBOTTIGLIE

Aggiornamento: 8 ott 2020

... Su come ordinare la vita professionale (e non solo)



In uno dei nostri pazzi giri attorno al mondo, io e G. siamo approdate a Parigi.

Girovagando sotto la pioggia e cercando di sfuggire all’attacco dei topi di città, non abbiamo mai smesso di camminare.  E di parlare.

Abbiamo parlato osservando la Gioconda alle spalle di un’orda inferocita di turisti, parlatodavanti alle Ninfee di Monet, parlato sotto la Tour Eiffel che brillava e anche tra uno sbuffo e l’altro mentre salivamo a Montmartre. Insomma, parlavamo sempre.

“Che avete da dirvi se vi vedete ogni giorno?” In realtà, non spettegoliamo e basta: da G. ho imparato una moltitudine di cose nuove, nate dal comune desiderio di condividere le nostre esperienze professionali e le avventure quotidiane.

Tra tutte le nozioni tecniche, ingegneristiche e produttive che mi ha insegnato (e non sapevo nemmeno esistessero), devo esserle particolarmente grata per il LEAN thinking.

Si tratta di un insieme di principi e di metodi che, applicati in modo organico, consentono di portare all’eccellenza i processi operativi dell’azienda. Applicare questo sistema permette all'impresa di avviare un processo di miglioramento continuo, nei confronti della struttura interna e dei clienti.

Uno dei principi LEAN ha sempre attirato la mia attenzione più di tutti gli altri. Il principio invita a fare attenzione alle cose che si non si utilizzano più per un certo periodo di tempo. Molto probabilmente, quelle cose non sono realmente utili e sarebbe meglio spostarle in magazzino o eliminarle, ed acquistarle solo quando veramente necessarie.  In questo giorni casalinghi, ho fatto più attenzione alle cose che uso.


Continuo poco intelligentemente a riservare allo schiacciapatate un posto di tutto rispetto nel cassetto delle posate, mentre spingo in fondo l’apribottiglie (che utilizzo quotidianamente). Nella scrivania del mio mac, trovo cartelle che non apro da mesi e invece, ammassate in un cantuccio, le cartelle che non chiudo mai e su cui lavoro costantemente.

Ho attivato allora un ciclo di miglioramento continuo di me stessa, ad iniziare da queste piccole cose.

Per un istante, tuttavia, il mio Lean thinking ha vacillato quando mi sono trovata davanti, come ogni mattina, allo specchio.

Ci sono una miriade di rossetti e di ombretti che ormai non tocco da mesi e che prima vestivo quotidianamente prima di ogni appuntamento di lavoro. Per l’applicazione del principio Lean, dovrei chiuderli in un cassetto e tirarli fuori solo quando riprenderò ad usarli ogni giorno.

Ma non lo faccio.

Perché questo tempo di attese non può valere come la quotidianità del passato. 

Questo tempo è una fase specifica del ciclo di miglioramento continuo. 


E’ il momento di ripensare, di spostare come a tetris le priorità professionali e personali e dare a ciascuna un valore ed uno spazio soggettivo.

E’ adesso il momento buono per spostare indietro lo schiacciapatate e tenere a portata di mano l’apribottiglie.

E’ adesso il momento buono per mettersi il rossetto, e per riattivare tutti i processi buoni che ci hanno sempre contraddistinto.


Co



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